L’applicazione del Codice: un primo bilancio

di Filippo Battistini
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Il documento

Dalla collaborazione tra Inail, Sapienza Università di Roma e Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco nell’ambito dei progetti previsti nel Piano delle attività di ricerca dell’Inail per il triennio 2016/2018, è nata la pubblicazione: “IL CODICE DI PREVENZIONE INCENDI – La progettazione antincendio Applicazioni pratiche nell’ambito del d.m. 3 agosto 2015 e s.m.i.”. Un documento corposo e molto interessante, dal quale vogliamo estrapolare ed evidenziare i contenuti relativi all’applicazione del Codice di prevenzione incendi in Italia.

 

L’applicazione del Codice: un primo bilancio

Come riportato nel documento, la situazione relativa all’effettivo utilizzo del Codice, viene costantemente monitorata dai VV.F., ai sensi dell’art. 4 del d.m. 3 agosto 2015 e s.m.i. ed in virtù di tale attività, sono stati analizzati i dati fino a novembre 2017.

Dall’esame dei dati VV.F., inerenti i progetti di prevenzione incendi presentati dai professionisti ai Comandi VV.F., ai fini di una loro valutazione, si evince un trend positivo: dai 285 progetti presentati nel periodo 2015 – 2016 si è passati ai 729 nel periodo 2016 – 2017. Inoltre, l’incremento si registra sia nella tipologia delle soluzioni presentate, in quanto aumentano quelle alternative rispetto a quelle conformi e sia nell’esito positivo dei progetti.

In dettaglio, le pratiche presentate secondo la metodologia RTO, dal 2015 al 2017 (dati parziali), sono state 1.014 di cui solo in Veneto 274 contro le 3 in Basilicata. Nel medesimo periodo sono state presentate, senza considerare il ramo energia (es.: attività 1, 48, 74, ecc.), per la valutazione dei progetti, cumulativamente, 24.747 pratiche; considerando che la metodologia del Codice è applicabile a circa la metà di queste, è importante registrare che l’incidenza dell’applicazione del Codice è ancora bassa: si passa, ad esempio, da un 9,2% del Veneto a all’1,4 % della Puglia.

Analizzando i dati, la maggior parte delle pratiche presentate con la metodologia del Codice (pratiche RTO) ha adottato soluzioni conformi (917 contro 97 soluzioni alternative o in deroga).
Inoltre, di queste:

  • il 35,3 % ha avuto un esito favorevole;
  • il 57,9% ha avuto parere favorevole con condizioni;
  • il 5,9% ha avuto parere contrario;
  • lo 0,9% è ancora in fase di esame.

Si può concludere che vi è un notevole interesse per il nuovo strumento rappresentato dal Codice, ma non ancora un utilizzo diffuso, sulle cui ragioni appare necessario fare alcune riflessioni.

Appare chiara, per incentivare l’uso del Codice, la necessità di proseguire con un’attività formativa che miri da un lato, ad accrescere la confidenza e la dimestichezza del professionista “esperto” con il nuovo strumento e, dall’altro, a modificare i programmi dei corsi base (circolare DCPREV prot. n. 1284 del 2 febbraio 2016) destinati ai professionisti più giovani, al fine di rendere l’approccio prestazionale alla materia la metodologia di elezione.

In definitiva, si è del parere, che il Codice dovrà essere inserito, in maniera massiccia, nei programmi dei corsi base di prevenzione incendi e di aggiornamento periodico dei professionisti antincendio.

Il monitoraggio dei VV.F., sui progetti presentati nell’arco temporale 2015 – 2017, ha consentito di evidenziare che la metodologia del Codice è stata applicata, sostanzialmente, per un numero esiguo di attività del d.p.r. 1 agosto 2011 n. 151 (attività 75, 38, 54, 44, 34, 53 e 70):

A queste va aggiunta l’attività 67 scuole con 9 progetti presentati (una in soluzione conforme e 8 in deroga), un numero significativo, se consideriamo che la RTV è di recente emanazione (d.m. 7 agosto 2017).

 

Altro aspetto importante da rilevare, e soprattutto da utilizzare ai fini dei corsi di formazione è l’applicazione del Codice relativamente alle varie misure proposte.

Come si evince dalla tabella, sarebbe opportuno concentrare l’aggiornamento professionale sulle misure di maggiore interesse, che sono risultate la: S2, S3, S4, S6, S7, S8.

 

Conclusioni

In ultimo si sottolinea, l’importanza di promuovere il più capillarmente possibile la formazione inerente la F.S.E., quale possibile incentivo all’utilizzo delle metodologie per l’ingegneria della sicurezza antincendio e, più in generale, ad una progettazione di carattere prestazionale.

Da ultimo, nell’ottica di una prossima revisione delle norme tecniche di prevenzione incendi contenute nel Codice, e delle RTV emanate successivamente, si segnala che, su richiesta del Direttore Generale per la prevenzione e la Sicurezza Tecnica del C.N.VV.F., l’11 aprile 2018, il CNI ha presentato una serie di 77 osservazioni, pervenute da vari Ordini presenti sul territorio.

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