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Normative
Sicurezza Idrogeno
L’idrogeno (H2) è una delle fonti più importanti di energia pulita. Nella transizione verso un futuro più sostenibile, il numero di impianti di produzione e distribuzione dell’idrogeno è attualmente in crescita. L’idrogeno di per sé non è tossico, ma pone specifici rischi per la sicurezza degli impianti e per le infrastrutture coinvolte nella sua produzione, distribuzione o utilizzo.
I rischi posti dall’idrogeno non sono diversi o più gravi rispetto a quelli relativi ad altri gas. Essi si verificano laddove le persone svolgono mansioni lungo la catena di valore dell’idrogeno, dalla produzione all’impiego. Sebbene le varie applicazioni possano presentare sfide specifiche, la sicurezza degli impianti è un aspetto che le accomuna tutte. Nei progetti devono essere esaminati diversi fattori di rischio,
La normativa di riferimento migliore ad oggi è rappresentata dalla NFPA 2 Hydrogen Technologies Code. Questa normativa, essendo di carattere internazionale, è ideale per essere utilizzata all’interno di una pratica di prevenzione incendi con l’utilizzo del DM 3 agosto 2015 (Codice di Prevenzione Incendi) nel capitolo V1 – Attività a rischio specifico.
Un’altra normativa di riferimento, questa di tipo cogente invece, è rappresentata dal DECRETO 23 ottobre 2018 – Regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, costruzione ed esercizio degli impianti di distribuzione di idrogeno per autotrazione. Che come dice il nome, è limitata al campo di applicazione descritto, ma comunque utile riferimento per la progettazione generale.
[NEWS 14 Febbraio] È stato presentato in Europa lo schema di Decreto del Ministro dell’interno recante “Regola Tecnica di prevenzione incendi per l’individuazione delle metodologie per l’analisi del rischio e delle misure di sicurezza antincendio da adottare per la progettazione, la realizzazione e l’esercizio di impianti di produzione di idrogeno mediante elettrolisi e relativi sistemi di stoccaggio”.
A differenza degli esplosivi veri e propri, l’idrogeno puro non può esplodere. Il rischio esiste quando entra in contatto con l’aria. Un’esplosione causata da idrogeno può avere luogo solo in presenza di ossigeno. Ma in caso di fuga, anche una scintilla di elettricità statica sugli indumenti sarebbe sufficiente a provocare un’esplosione.
L’idrogeno brucia con una fiamma molto pallida, invisibile alla luce del giorno. Emettendo scarse radiazioni infrarosse che gli esseri umani percepiscono come calore, non ha un effetto riscaldante. Una fiamma di idrogeno emette tuttavia una notevole quantità di radiazione ultravioletta. Sono quindi necessari speciali rilevatori UV per avvisare della presenza di fiamme di idrogeno.
Quando l’idrogeno brucia, una delle misure più importati risulta essere la distanza si separazione da materiali combustibili, confini di proprietà e generalmente altri bersagli sensibili. Le normative internazionali, supportate da analisi approfondite consentono di individuarle nel modo miglio e meno impattante.
A causa delle sue piccole molecole e della sua bassa viscosità, l’idrogeno può fuoriuscire da tubature e altre strutture più facilmente rispetto ai gas più densi. Infatti, quando fuoriesce da un tubo a una pressione sufficientemente alta, l’idrogeno può persino auto-incendiarsi. Oltre a progettare le condutture secondo specifiche che le rendano adatte all’idrogeno, è fondamentale effettuare ispezioni regolari per individuare eventuali punti di perdita nei giunti e lungo le condutture. I rilevatori di perdite fissi aggiungono un altro livello di protezione.
L’idrogeno può facilmente permeare i materiali e in alcuni casi renderli più fragili. Per questo motivo, i serbatoi di stoccaggio sono tipicamente costruiti in acciaio inossidabile e materiali compositi.
I sensori di monossido di carbonio (CO) presentano una sensibilità incrociata all’idrogeno. Se utilizzati in prossimità di una possibile esposizione all’idrogeno, i sensori di CO dovrebbero essere compensati per l’idrogeno in modo da ridurre al minimo la sensibilità incrociata e i falsi allarmi.
Come l’ammoniaca e il metano, l’idrogeno è meno denso dell’aria e una fuoriuscita può formare sacche di gas sotto i soffitti interni. La presenza di idrogeno non sarà percepita a livello del suolo, anche quando si accumulano sotto il soffitto quantità pericolose. Quando idrogeno e metano si mescolano, l’idrogeno può formare sacche di gas sopra il metano. I rilevatori di idrogeno sono quindi normalmente collocati in alto, con i rilevatori di metano a un livello inferiore.
L’idrogeno è inodore e incolore, quindi non è percepibile dagli esseri umani. Con il metano, questo problema è mitigato dall’aggiunta di additivi odoranti, e sono in corso ricerche per determinare se questo sarà possibile anche con l’idrogeno. È essenziale quindi disporre di rilevatori di gas e di perdite.
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