Reti idranti e naspi

di Filippo Battistini
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Rete idrica antincendio – idranti e naspi

Le reti idranti vengono realizzate e installate con lo scopo di fornire acqua in quantità adeguata a combattere un incendio, tramite apparecchi erogatori ad esso collegati, all’interno dell’area protetta. Si tratta di una misura antincendio presente nel Codice di Prevenzione Incendi (DM 3 agosto 2015) nella sezione delle strategie antincendio S.6 – Controllo dell’incendio che ha come scopo la protezione finalizzata all’inibizione o al controllo dell’incendio. Nello specifico, la rete idranti è solo una delle soluzioni proposte dalla la strategia S.6, che comprende anche estintori e impianti sprinkler.

La rete idranti è costituita da un sistema di tubazioni per l’alimentazione idrica di uno o più apparecchi di erogazione e può essere distinta in:

  • Rete idranti ordinaria, destinata alla protezione di attività ubicate all’interno di edifici con apparecchi erogatori posizionati sia all’interno che all’esterno degli stessi. Una rete ordinaria è permanentemente in pressione d’acqua, garantendo la massima rapidità di intervento in caso di incendio, ed è estesa all’intero fabbricato o compartimento antincendio.
  • Rete idranti all’aperto, destinata alla protezione di attività ubicate all’aperto. Possono essere realizzate con reti di tubazioni permanentemente in pressione d’acqua, per un più rapido intervento, o con reti di tubazioni a secco, in base alle condizioni ambientali locali.

I componenti principali di una rete idranti, con tubazioni in pressione d’acqua, sono:

  • Alimentazione idrica;
  • Rete di tubazioni fisse, preferibilmente chiuse ad anello, ad uso esclusivo antincendio – le tubazioni possono essere fuori terra o interrate;
  • Attacco/attacchi di mandata per autopompa;
  • Valvole;
  • Apparecchi erogatori – possono essere:
  • Idranti a colonna soprasuolo
  • Idranti sottosuolo
  • Idranti a muro
  • Naspi

 

Inquadramento normativo

Dal punto di vista normativo, in Italia la progettazione e l’installazione delle reti idranti è regolata dalla norma di sistema UNI 10779:2021, recentemente aggiornata. Le reti progettate, installare ed esercite secondo questa norma sono considerate soluzioni conformi.

All’interno della norma UNI 10779 vengono individuate le norme di prodotto specifiche per le apparecchiature utilizzate nell’ambito di una rete idranti.

Altra norma fondamentale per la progettazione di una rete idranti è la norma UNI EN 12845:2020, nello specifico i prospetti A.1, A.2, A.3 dell’Appendice A contengono gli elenchi delle classificazioni di pericolo minimo.

 

Quali sono le fasi della progettazione?

1. Classificazione del livello di pericolosità

Il primo passo per la progettazione di una rete idranti è la classificazione del livello di pericolosità delle aree da proteggere: questo non può essere semplicemente desunto tramite parametri prestabiliti ma deve essere determinato secondo esperienza e valutazione oggettive delle condizioni specifiche dell’attività interessata. Secondo la norma UNI 10779 esistono 3 livelli di pericolosità:

  • Livello di pericolosità 1: Aree nelle quali la quantità e/o la combustibilità dei materiali presenti sono basse e che presentano comunque basso pericolo di incendio in termini di probabilità di innesco, velocità di propagazione delle fiamme e possibilità di controllo dell’incendio da parte delle squadre di emergenza. Queste aree sono assimilate a quelle definite di classe LH e OH 1 dalla UNI EN 12845;
  • Livello di pericolosità 2: Aree nelle quali c’è una presenza non trascurabile di materiali combustibili e che presentano un moderato pericolo di incendio come probabilità d’innesco, velocità di propagazione e possibilità di controllo dell’incendio da parte delle squadre di emergenza. Rientrano in tale classe tutte le attività di lavorazione in genere che non presentano accumuli particolari di merci combustibili e nelle quali sia trascurabile la presenza di sostanze infiammabili. Queste aree sono assimilate a quelle definite di classe OH 2, 3 e 4 dalla UNI EN 12845;
  • Livello di pericolosità 3: Aree nelle quali c’è una notevole presenza di materiali combustibili e che presentano un moderato pericolo di incendio come probabilità d’innesco, velocità di propagazione e possibilità di controllo dell’incendio da parte delle squadre di emergenza. Rientrano in questa categoria le aree adibite a magazzino intensivo come definito dalla UNI EN 12845, le aree dove sono presenti materie plastiche espanse, liquidi infiammabili, le aree dove si lavorano o depositano merci ad alto pericolo d’incendio quali cascami, prodotti vernicianti, prodotti elastomerici, etc. Queste aree sono assimilate a quelle definite di classe HHP e/o HHS dalla UNI EN 12845.

La norma UNI EN 12845 fornisce, a supporto della classificazione delle aree da proteggere, una ulteriore ed esaustiva classificazione delle attività e del relativo pericolo, attraverso elenchi. La classificazione fatta, che consiste in:

  • Pericolo lieve – LH: Attività con bassi carichi d’incendio e bassa combustibilità;
  • Pericolo ordinario – OH: Attività in cui vengono trattati o prodotti materiali combustibili con un carico d’incendio medio e media combustibilità. Si dividono in OH1, OH2, OH3 e OH4;
  • Pericolo alto – HH: suddivisa in Attività di processo con pericolo alto (HHP) o Attività di deposito con pericolo alto (HHS).

 

 

2. Posizionamento degli apparecchi erogatori e scelta delle attrezzature

Nella scelta delle attrezzature, nel caso di idranti a muro e naspi, dovranno essere considerate le portate minime e il valore di K (coefficiente di efflusso) minimo in funzione della pressione.

Analogamente, un altro aspetto fondamentale nella progettazione di una rete idrica è il posizionamento degli apparecchi erogatori. Dal punto di vista di idranti a muro e naspi alcuni aspetti da tenere in considerazione sono:

  • Ogni parte dell’attività in oggetto deve essere protetta dagli apparecchi e ogni compartimento antincendio viene considerato in modo indipendente;
  • Ogni punto dell’area protetta deve distare al massimo 20 m (distanza geometrica) dall’idrante a muro o naspo più vicino;
  • Per la raggiungibilità di ogni punto dell’area protetta, si può installare per gli idranti a muro una tubazione flessibile di lunghezza massima 25 m e per i naspi una tubazione semirigida di lunghezza non maggiore di 30 m, verificando che lo stendimento non sia intralciato da ostacoli fissi (regola del filo teso);
  • Gli apparecchi devono essere posizionati vicino alle uscite di emergenza o lungo le vie d’esodo, in modo tale però da non ostacolare l’esodo;
  • Nel caso di porte REI gli apparecchi vengono posizionati su entrambi i lati;
  • Nel caso di filtri fumo gli apparecchi vengono posizionati su entrambi i comparti collegati dal filtro;
  • Nel caso si debbano posizionare due idranti a muro o due naspi fra loro adiacenti, anche se in compartimenti diversi, la connessione può essere derivata dalla stessa tubazione dimensionata per un solo apparecchio.

Nel caso di idranti soprasuolo a colonna sottosuolo, invece:

  • La distanza massima fra gli apparecchi è 60 m;
  • Gli apparecchi devono essere installati possibilmente in corrispondenza degli ingressi;
  • La distanza dalle pareti perimetrali dell’edificio degli idranti deve essere fra i 5 e i 10 m.

 

3. Definizione del lay-out delle tubazioni

Le tubazioni di una rete idranti possono essere fuori terra o interrate: ogni tipologia di tubazione ha le proprie caratteristiche e le proprie norme di prodotto di riferimento.

In particolare, le tubazioni fuori terra devono essere metalliche, devono garantire resistenza meccanica e alla corrosione e rispettare gli spessori minimi da norma; le normative di prodotto di riferimento sono la UNI EN 10255 e la UNI EN 10224. Le tubazioni interrate, invece, possono essere in acciaio (riferimento UNI EN 10224), in plastica (UNI EN 1220, UNI EN 13244, UNI EN ISO 15494, UNI EN ISO 15493, UNI 90032, UNI EN ISO 14692) o ghisa (UNI EN 545).

In generale, è importante che il lay-out garantisca l’affidabilità dell’impianto: per questo motivo nella progettazione delle tubazioni si dovranno tenere in considerazione, ad esempio, i problemi legati al gelo, alla sismicità dell’area, all’attraversamento (con relativo ripristino) di compartimentazioni antincendio, etc. La rete esterna, inoltre, dovrebbe essere distinta da quella interna, per poter garantire il sezionamento in caso di danni e la struttura ad anello è sempre consigliata.

 

4. Calcolo idraulico – dimensionamento e prestazioni

Una volta scelte le apparecchiature da utilizzare nel progetto sarà possibile conoscere i parametri idraulici minimi necessari per l’avvio del calcolo idraulico. Le normative di prodotto di riferimento definiscono la portata degli idranti a muro e dei naspi solo in funzione della caratteristica di erogazione dell’apparecchio e della pressione [Mpa] al punto di attacco dello stesso: è sufficiente conoscere le caratteristiche di erogazione dell’apparecchio, in termini di coefficiente di efflusso K, fornito dal costruttore e certificato. La portata [l/min] di un idrante o naspo è definita secondo la formula:

Consiste nella capacità di far uscire acqua ad una determinata pressione: a parità di pressione, un K più elevato garantisce una scarica di fluido maggiore.

Un aspetto fondamentale è quello del bilanciamento della rete, garantito da una reiterazione del calcolo idraulico, con lo scopo di ottimizzare il dimensionamento e le prestazioni.

 

5. Scelta dell’alimentazione idrica

L’alimentazione idrica a servizio delle reti idranti deve soddisfare le caratteristiche di sicurezza e affidabilità dell’impianto. La scelta dell’alimentazione idrica dipende quindi dalla portata e dalla pressione richiesta dall’impianto e dalla durata della disponibilità in funzione del livello di pericolosità, dal momento che deve avere la capacità di assicurare i tempi di erogazione previsti.

Le reti idranti devono avere alimentazioni idriche adibite a loro esclusivo servizio, fatta eccezione per acquedotti e riserve virtualmente inesauribili.

Le alimentazioni idriche dedicate, nello specifico i gruppi pompe, fanno diretto riferimento alla norma UNI EN 12845. La norma relativa ai requisiti minimi dei locali pompe, ovvero i locali che ospitano l’alimentazione delle reti idranti, è la UNI 11292. Quando si adotta l’alimentazione da acquedotto deve essere considerato il regolamento che governa il collegamento alla rete pubblica prevedendo l’installazione di dispositivi che prevengono il riflusso dell’acqua verso la rete stessa.  Nelle aree di livello di pericolosità 1, quando l’impianto prevede la sola protezione interna, può essere realizzata un’alimentazione di tipo promiscuo, rispettando disposizioni di carattere igienico/sanitario e i requisiti indicati nell’Appendice A della UNI 10779.

 

Progettazioni particolari

Nel caso in cui l’utilizzo della norma UNI non fosse la scelta migliore per il progetto di adeguamento, è possibile applicare altre normative internazionali riconosciute (come ad esempio l’NFPA oppure FM Global) per ottimizzare la progettazione e massimizzare i risultati in termini economici.

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